tempi antichi

RINVENIMENTI NELL’AGER SORANUS:UNA TOMBA E UN’EPIGRAFE DI ETA’ IMPERIALE A BALSORANO @elisatrillyantonini @alessandratanzilli

In area privata ubicata in via Sant’Angelo n°21b, in loc. Affitto del comune di Balsorano (Aq) 1 , è
sistemato da circa quattro anni un reperto architettonico ed epigrafico giacente extra situm ma
proveniente da un vicino casolare 2 .
Il frammento consiste nell’imoscapo, in mediocre stato di conservazione, di un fusto di semicolonna
scanalata in calcare locale su base tuscanica, formata da toro e scozia, e plinto quadrangolare, privo di
piedistallo (fig. 1); il manufatto, non lavorato nella parte posteriore (fig. 2), doveva essere originariamente
più alto, presupponendo la sovrapposizione di altri rocchi. La differenza di circonferenza fra il collarino
e la parte più alta del rocchio induce a ritenere che il fusto fosse leggermente rastremato verso l’alto. Ai
lati del manufatto sono stati praticati fori e scanalature per l’inserimento di tenoni di fissaggio (fig. 3); si
nota un foro centrale nel fusto per l’alloggiamento del perno (fig. 4) 3 . Sulla superficie anteriore del plinto
si svolge un’iscrizione funeraria distribuita su due linee 4 :
Clâudia · Phyllis [- c. 3-]
Ti(berio) Claudio· Fruct(o)· p(osuit?)

Il ductus risente della scrittura corsiva, come evidenziano un accenno alla barra traversa della lettera A, la
resa tondeggiante della V in Claudio, il nesso tra le lettere AV nel nomen Claudia; dopo Phyllis, in prima
linea, c’è traccia di tre lettere ormai evanide e di difficile interpretazione a causa della compromissione
dello specchio epigrafico soprattutto al margine destro, anche se mi sembra di individuare la lettera o
alla fine della lacuna. In seconda linea, la p corsiva potrebbe essere sciolta dal verbo posuit oppure da
patrono. Sono tre i punti distinguenti circolari e alti ancora visibili.
Per quanto riguarda i personaggi citati nell’iscrizione, il nome della dedicante della tomba iscritta non è
del tutto sconosciuto in zona: infatti, una Claudia Phyllis ricorre in un’epigrafe di I sec. d. C. vista dal
Mommsen ad Atina in via Postavecchia apud Clementem Visocchi in seguito alla segnalazione di Heinrich

von Brunn e purtroppo perduta 5 . Nel caso dell’epigrafe in esame, si può prospettare per Claudia Phyllis
un legame di parentela diretta o un vincolo di riconoscenza con il defunto con cui, come suggerisce la
presenza di un cognomen grecanico forse mutuato dalla madre, condivideva la condizione libertina o di
discendenza da liberti 6 . Il nome del defunto, Tiberius Claudius Fructus (escluderei lo scioglimento in Titus
per il più frequente nesso Tiberius Claudius), ricorre – ovviamente per omonimia- nell’iscrizione della
seconda metà del I sec. d. C. rinvenuta a Brindisi nel monastero dei Cappuccini 7 , nella stele marmorea
risalente alla seconda metà del I sec. d. C. scoperta a Roma nel colombario del sepolcreto Salario di via
Allegri, oggi conservata a Roma nel Museo Nazionale Romano 8 , in cui è il dedicante di un sepolcro al
patrono Tiberius Claudius Paris, un liberto addetto alla gestione dell’archivio imperiale, e ai suoi
discendenti. E ancora, nell’iscrizione funeraria marmorea di ignota provenienza, conservata a Roma nei
Musei Capitolini, la pietà filiale perpetua la memoria di Tiberius Claudius Fructus e di Valeria Hilara,
nutrice di Ottavia, sfortunata moglie dell’imperatore Nerone e tragica eroina di una tragedia
pseudosenecana 9 . Un altro Tiberius Claudius Fructus è menzionato nell’iscrizione funeraria di II d. C.
conservata nel deposito del Museo Archeologico Nazionale di Napoli 10 , e anche nell’epigrafe, perduta,
di uguale contesto topografico, funerario e cronologico 11 , in cui risulta liberto di un esponente di rango
equestre, non è chiaro se di Tiberius Claudius Alpinus, praefectus cohortis sextae Thracum nel 96 12 , oppure di
Tiberius Claudius Alpinus, esponente di altissimo rango militare sotto Domiziano, poi asceso in età
traianea alla carica senatoria 13 .

Le numerose ricorrenze onomastiche di personaggi della gens Claudia in altri territori del Lazio e della
Campania non devono far dimenticare che tale nomen è documentato anche in località viciniori al luogo
di rinvenimento dell’epigrafe di Balsorano, in particolare a Sora, dove compare nella tabula marmorea
funeraria, di I- II sec. d. C., incassata nella parete esterna sopra la porta laterale della chiesetta
dell’Angelo Custode in via Marsicana, nei pressi del Cimitero 14 , e nell’iscrizione funeraria, perduta, di
Tiberius Claudius Primus, rinvenuta presso il ponte San Lorenzo, e dunque all’imbocco della via per
Atina 15 . Nell’ager Casinas l’attestazione di Tiberius Claudius Gillianus nell’iscrizione funeraria forse proveniente dalla frazione Cardito di Vallerotonda (Fr) 16 , e di Tiberius Claudius Praecilius Ligarius (o
Ligarianus) Magonianus, cui è dedicata l’iscrizione rupestre presso il santuario di Casalucense di Sant’Elia
Fiume Rapido (Fr) 17 , ha recentemente trovato spiegazione nella presenza in zona di discendenti dei
liberti imperiali di origine africana, dovuta alle attività agricole svolte in praedia imperiali o alle
operazioni di costruzione dell’acquedotto di Casinum, iniziate e concluse sotto gli imperatori Claudio e
Nerone, di cui assunsero sia il praenomen che il gentilizio 18 . Il reperto in esame testimonia ancor di più la portata della trasformazione sociale ed economica avvenuta nel I sec. d. C., come documentano le
epigrafi e le tipologie monumentali attestate nelle altre necropoli dell’ager Soranus, secondo un fenomeno
già osservato in altre regioni: a partire da tale secolo, ben diversamente da quanto registrato nelle
testimonianze relative all’età tardo-repubblicana, si verifica un’elevata ricorrenza nelle iscrizioni
rinvenute di nomi di liberti o di loro discendenti. Tale fenomeno trova spiegazione nel processo di
legittimazione ufficiale del loro ingresso nei quadri dirigenziali dell’amministrazione avvenuta nel corso
del I sec. d. C., quando molti liberti di fiducia dell’imperatore ed altri schiavi della familia Caesaris furono
posti a capo di importanti segreterie centrali nell’ambito di una più efficiente burocratizzazione della
macchina statale, soprattutto per controllare l’amministrazione finanziaria centrale e periferica, e ne
ricavarono cariche e ricchezze. In tutto l’impero il numero dei liberti, soprattutto nelle città, fu
elevatissimo, tanto da superare con buona frequenza quello degli ingenui, come dimostrano le stesse
attestazioni epigrafiche; l’alto numero di liberti titolari di sepulchra familiari o epitaffi funerari è
riconducibile alla ricerca ostinata di una sospirata integrazione, al bisogno di autoaffermazione e di
autorappresentazione che spingeva chi avesse raggiunto un buon livello economico ad edificarsi una
sepoltura che testimoniasse la posizione raggiunta nella scala sociale, in risposta ai diritti civili e politici
negati 19 . È il caso anche del nostro Tiberius Claudius Fructus: il dedicatario doveva avere un certo
prestigio, a giudicare dal fatto che la tomba non era una comune fossa, ma anzi aveva pretese di
monumentalità. Questo nuovo rinvenimento induce a ritenere che il sepolcreto, già attivo nel corso del
I sec. a. C., abbia avuto una fase di rilancio monumentale e di espansione tra la seconda metà del I sec.
e il III d. C., in linea con un fenomeno già osservato nelle epigrafi del sepolcreto scoperto presso la
confluenza del Lacerno 20 , delle necropoli individuate in aree compitali che sorgevano nelle località di
San Giuliano 21 , di San Domenico 22 , ai margini della via extra-urbana Sferracavallo a Sora e la S.S. delle
Vandre per Atina 23 , in cui nomi di liberti ricorrono con elevata frequenza 24 .

Pur essendo certamente difficile ricostruire la tipologia della struttura della tomba in base ad un
frammento isolato, la forma semicolonnare, la lavorazione effettuata nella faccia a vista, la superficie
posteriore appena sbozzata e soprattutto le tracce di incassature dei tenoni laterali di ancoraggio
portano a escludere l’attribuzione a un segnacolo isolato o ad una tomba a colonna, e piuttosto rendono
plausibile l’ipotesi che si trattasse di un pilastro addossato alla parete di una struttura naomorfa
impostata su basso zoccolo e alta più di m 2, come suggeriscono le dimensioni del fusto; tale tipologia
appartiene ad una classe di monumenti funerari piuttosto diffusa in età imperiale più a Roma che nelle
zone interne

Il reperto proviene dall’area anticamente occupata da un sepolcreto eretto ai margini di un tratto del
tracciato della via antiqua, oggi ripercorso dalla strada vicinale che mette in comunicazione Balsorano
Vecchio con una frazione di San Vincenzo Valle Roveto, chiamata San Giovanni Vecchio dal nome del
Santo onorato nella chiesa benedettina edificata reimpiegando anche i resti di un santuario dedicato ad
Ercole (fig. 5) 26 ; la strada proseguiva verso Antinum, oggi Civita d’Antino, e Angitia, cioè Luco dei Marsi
ed è segnalata da occasionali ritrovamenti di vici, santuari, villae e tombe a fossa e a cappuccina 27 .
Nel sito di provenienza del reperto in esame sorgeva la prepositura benedettina di San Donato, posta
sulla strada per il Casale San Giovanni 28 , oggi San Giovanni vecchio, documentata solo dalle fonti ma non da tracce materiali immediatamente riconducibili alla struttura cenobitica 29 , in quanto la chiesetta è crollata per il terremoto del 1915 30 , lasciando traccia di sé solo nella toponomastica. Probabilmente il
monastero era stato eretto, secondo una pratica diffusa e osservata in tante altre strutture benedettine,
con materiale di spoglio proveniente in massima parte dal sepolcreto e da altre rovine antiche; in un
campo attiguo sono sistemati un inedito torcular , sicuramente proveniente da una villa rustica attestata
tra la località Colle Fosse e Affitto 31 , e un’epigrafe funeraria datata a metà del I sec. a. C. 32 ; un’altra, riferitaad un arco temporale fra la metà del I sec. d. C. e il secolo successivo, è stata riutilizzata per
pavimentare una vicina stalla 33

@Elisa T.Antonini-Alessandra Tanzilli

1 L’area è il giardino della villa dei sigg. Fabio Lucci e Sara Venditti, che ringrazio per la cortese ospitalità. L’abitazione insiste nella part.
cat. 1293, fg. 9 del comune di Balsorano.
2 Nel giardino è visibile anche un’acquasantiera databile ai secc. XVI-XVII, ornata dal rilievo di un putto alato, proveniente dalla diruta
chiesa della Madonna delle Grazie, sita presso la sponda sinistra del fiume Liri nel territorio del comune di Balsorano. Le dimensioni del
manufatto sono: altezza cm 22, larghezza cm 67, profondità cm 38.
3 Per l’intero frammento, le dimensioni sono le seguenti: altezza totale cm 35, altezza della base (plinto) cm 13,5, larghezza massima cm 46,
profondità: cm 39, diametro della colonna cm 31,3. In base alla misura del diametro, si può ipotizzare che l’altezza del fusto fosse almeno
di m 2.
4 Dimensioni del campo epigrafico: altezza cm 14, larghezza cm 46; lettere alte cm 3,5, interlinea cm 1. Data dell’autopsia: 20.06.2021.
Colgo l’occasione per ringraziare il dott. Carlo Molle per il sempre proficuo e generoso scambio di idee e riflessioni.5 La lacuna presente al margine sinistro della 4ª linea, [—]ia Phylli[s —], in CIL X, 5111 (MANCINI 1994, p. 866, n°141; EDR 150627 di F.
Verrecchia, S. Sparagna 2017), potrebbe essere integrata con Claudia, anche se il cognomen Phyllis nelle numerose occorrenze compare dopo
nomi diversi, pur se terminanti in -ia. Tale cognomen è infatti attestato in 31 titoli sepolcrali, di cui 24 rinvenuti a Roma, databili tra il I e il II
sec. d. C. e relativi a donne di dichiarata condizione libertina; tra di esse, non compare nessuna Claudia (schede EDR 000142, 029427,
072605, 075304, 077591, 078219, 078748, 112262, 113155, 114254, 117114, 118190, 118437, 119148, 120322, 123472, 125930, 136942,
139001, 144263, 147017, 150627, 154058, 160426, 162979, 163698, 169751, 170734, 172782, 173536, 179005).
6 Per la problematica riguardante la provenienza orientale attestata dai cognomina grecanici, CALABI LIMENTANI 1973, p. 163.
7 CIL IX, 127; scheda EDR 166597 (L. Traversa 2018).
8 Inv. 77164; NSc 1917, p. 291, n°6 (G. Lugli); scheda EDR 000147 (C. Caruso 2005 e 2012).
9 CIL VI, 8943, cfr. p. 3891 (= ILS 1838); scheda EDR 118947 (G. Crimi 2012 e 2019).
10 Scheda EDR161169 (G. Camodeca 2017 e 2020).
11 CIL X, 2269; scheda EDR 161195 (G. Camodeca 2017).
12 AEp 1977, 722 = RMD I 6.
13 CIL V, 3356 (= ILS 2710); scheda EDR 093818 (C. Girardi 2014).  Sul cursus honorum di Tiberius Claudius Alpinus e su un’epigrafe
onoraria in Siria a lui dedicata, STARCKY, BENNET 1968, pp. 54-57.  
14 CARBONE 1970, p. 55; SOLIN 1981, pp. 56-57, n°9; TANZILLI 1982, p. 148, n°11; scheda EDR 078113 (G. Crimi 2014).
15 CIL X, 5729; scheda EDR 140641 (G. Crimi 2014).16 MOLLE 2020, pp. 67-70.
17 CIL 5163= ILS 3863.
18 Sull’ipotesi, MOLLE 2020, p. 69.
19 Sulla questione, HESBERG 1994, pp. 273-275.
20 CERQUA, GATTI, GREGORI 2014, pp. 223-227.
21 Per quanto riguarda la necropoli ai margini del compitum, l’antico incrocio fra il prolungamento viario del decumanus maximus e la strada
per Arpinum, TANZILLI 2014, in particolare a p. 24 e alla nt. 38 (con bibliografia precedente).
22 Sulla necropoli di S. Domenico, TANZILLI, GRIMALDI 2009, pp. 61-62, 75-87, 90-92, p. 95, pp. 106- 107, 111-112, p. 116; CERQUA,
CERRONE, PANTANO 2011; TANZILLI 2013, pp. 17-20.
23 Sui materiali funerari rinvenuti ai margini della strada per Atina, dal ponte di S. Lorenzo a Sora fino al Borgo di Vicalvi, TANZILLI 1982,
pp. 35-36, 142, 153-154; TANZILLI, GRIMALDI 2009, pp. 71-72, 110, 113; TANZILLI 2012; TANZILLI 2013, pp. 20-21.

24 Più della metà delle iscrizioni rinvenute nel territorio sorano sono risalenti alla piena età imperiale e attengono a personaggi di
condizione libertina, di cui molte sono oggi conservate nel Museo civico della media valle del Liri a Sora (TANZILLI, GRIMALDI 2009, p. 76, p.
95, p. 97, pp. 99-110).
25 HESBERG 1994, pp. 209-230.
26 La presenza di un santuario è documentata dall’iscrizione sacra ad Ercole risalente al II sec. a. C. (LETTA 1988, p. 389, n°124 = AEp 1991,
0560; scheda EDR 033143 (G. Di Giacomo, 2008 e 2016); Suppl. CIL IX, p. 1834.
27 La via antiqua, qu(a)e dicitur Marsicana (ChVult I, p. 244), o via Sorana, era l’antico tratturo di mezzacosta costruito sul versante orientale
del Liri fra il III-II sec. a. C. per collegare la via Valeria con l’ager Soranus (GROSSI 1992, p. 41, p. 90, tav. 1) e di cui si conservano tratti più
o meno cospicui (QUILICI, QUILICI GIGLI 1988, p. 62). La via è documentata anche dalle visite pastorali alle chiese della diocesi (SQUILLA
1971, p. 133). Poiché la strada era tortuosa, dissestata e pietrosa (HOARE 1819, pp. 337-338), si rese necessaria nel 1834 la sistemazione della
via di fondovalle, oggi SS. n°82 della valle del Liri, che ripercorreva il tracciato già esistente in età imperiale (GROSSI 1992, p. 41) e attestato
in una mappa del secolo XVIII (ASFR, Atti demaniali, busta 65, fasc. 153, Pianta con l’indicazione degli opifici e dei molini lungo il corso del Liri e del
Fibreno, 1793). Il percorso è testimoniato anche da un titulus pedaturae (CAPOCCIA 2019), recuperato nell’area sottostante l’antica strada e poi
sistemato presso il sagrato della chiesa di San Rocco a Balsorano, e dai resti di un vicus terrazzato in loc. Santa Lucia (GROSSI 1991, p. 216).
28 ASDS, Visite pastorali 1663, c. 31.
29 Il monastero di San Donato, sorto in castro Vallis Soranae e cioè nel territorio di Balsorano, è attestato già dalla fine dell’VIII secolo,
quando era divenuto tra il 774 e il 778 possedimento dell’abbazia di San Vincenzo al Volturno (ChVult I, pp. 238-239); nel 944 il cenobio
era ancora pertinenza, cum inclita valle Sorana, dell’abbazia volturnense (ChVult II, p. 106), la cui influenza terminerà nel 972 con la cessione
del territorio al conte dei Marsi Rainaldo (ChCass II, cap. 7, p. 634). La chiesa è citata in ASDS, Brogliardo A, c. 185 v («in Valle Sorana,
eccl(es)iam S(ancti) Petri et S(anc)ti Donati»); il documento è la trascrizione effettuata nel 1685 del fol. 59 del liber magnus trecentesco, a sua
volta copia della bolla emanata nel 1110 da papa Pasquale II al fine di fissare l’ambito territoriale della diocesi sorana. La chiesa di San
Donato era ancora in piedi nel sec. XVII dal momento che a quel tempo viene redatto l’Inventario delli beni della Chiesa di Santo Donato in
terr(itori)o di Valsorano (ASDS, Libro Verde, cc. 322 r -322 v ) o ne risulta una breve descrizione in una visita pastorale (ASDS, Visite pastorali
1663, cc. 31-32), secondo cui l’edificio sacro era del tipo “a sala”, appariva pavimentato in terra battuta – ad eccezione di un lastricato
posto in corrispondenza dell’altare -, era abbellito da un unico dipinto raffigurante san Donato vescovo e confessore, e risultava

accessibile attraverso un portale in marmo; la chiesa già allora necessitava di lavori di restauro al tetto e alla pavimentazione e di
un’adeguata chiusura della porta e di una finestrella per non permettere l’ingresso di animali. Nei documenti del secolo successivo era
ormai in disuso (Visite pastorali 1703, c. 96 v : «Nel territorio di detta Terra vi è la Cappella di S. Donato, e non vi si celebra […]»), tanto da
non comparire nell’ elenco delle chiese e dei conventi di Balsorano (ASDS, Visite pastorali 1722, cc. 18-34). Di tali cenobi, e in particolare
del monastero di San Nicola, restano alcuni frammenti lapidei scolpiti con motivi fitomorfi di cui erano composti i portali (TANZILLI,
ANTONINI 2016, pp. 74-76).
30 SQUILLA 1971, p.133.
31 GROSSI 1992, p. 31. È probabile che il toponimo Affitto derivi dalla frequente concessione in locazione degli appezzamenti di terreno.
32 CAPOCCIA 2018, p. 26.
33 CAPOCCIA 2018, p. 25.

FONTI, BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

FONTI
ASDS = Archivio Storico della Diocesi di Sora Cassino Aquino Pontecorvo

Libro Verde = Archivio Diocesi di Sora, Serie A, 1, “Inventario di benefici, parrocchie e altri luoghi pii della diocesi
di Sora”. Libro Verde (1612-sec. XVIII, con notazioni dei secoli XIX e XX).
Brogliardo A = Archivio Diocesi di Sora, serie B, Foro vescovile, sottoserie II, Notizie valde considerandae, 1. (1685) Causa
relativa a cinque mulini ecclesiastici nella città di Sora; v. s. “Brogliardo A. Sorae Curiae episcopalis pro molendinis
ecclesiasticis civitatis et diocesis, quibus adnectuntur varia privilegia civitatis Sorae”, cc. 1-411.
Visite pastorali 1663 = Archivio Diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo, serie D, Governo della Diocesi, sottoserie VI,
Visite pastorali, mons. Maurizio Piccardi, Relazione della visita pastorale alle parrocchie e alle persone ecclesiastiche
delle città della Valle di Roveto sotto la sua giurisdizione, 8, (1663 nov. 10- 1663 dic. 3).
Visite pastorali 1703 = Archivio Diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo, serie D, Governo della Diocesi, sottoserie VI,
Visite pastorali, mons. Matteo Gagliani, Raccolte di notizie presentate di parroci, amministratori di luoghi pii, priori
di confraternite in occasione per la visita pastorale alle parrocchie e altri luoghi pii di Fontana Liri e delle città della
Valle Roveto sotto la sua giurisdizione, 12, (1703-1704).
Visite pastorali 1722= Archivio Diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo, serie D, Governo della Diocesi, sottoserie VI,
Visite pastorali, mons. Gabriele de Marchis, Visita pastorale alle parrocchie di Posta Fibreno, Isola del Liri, Fontana
Liri, Balsorano, Casalattico, Alvito, 21, (1722-1733).
ASFR = Archivio di Stato di Frosinone
Atti demaniali, busta 65, fasc. 153, Pianta con l’indicazione degli opifici e dei molini lungo il corso del Liri e del Fibreno, mappa acquerellata
del 1793.

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
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Comino, Atti del XIV convegno epigrafico cominese (Atina, Palazzo ducale, 27-28 maggio 2017,
[Associazione “Genesi”- S. Donato Val di Comino] 2018, pp. 11-33.
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TANZILLI 2013 = A. TANZILLI, Materiali funerari editi e inediti a Sora, Vicalvi e Casalattico, Quaderni Coldragonesi 4
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TANZILLI 2014 = A. TANZILLI, Consecratio in formam deorum in un capitello composito figurato di Sora (Frosinone),
Quaderni Coldragonesi 5 (a cura di A. Nicosia), Colfelice 2014, pp. 15-28.
TANZILLI, ANTONINI 2016 = A. TANZILLI, E. ANTONINI, Frustula de valle Sorana. Nuove ricerche su Balsorano (Aq),
«Quaderni Coldragonesi», 7 (a cura di A. NICOSIA), Colfelice 2016, pp. 61-78.
TANZILLI, GRIMALDI 2009 = A. TANZILLI, M. GRIMALDI, Museo della valle del Liri- Sora, Isola del Liri 2009.

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