mondo slavo

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La Pecka

Il solstizio d’estate era speciale fra gli slavi meticciati per tutta una serie di ragioni. Ritornando sulla festa di Kupalo diamo qui l’informazione aggiuntiva che festeggiava in realtà il trionfo dell’amore in assoluto. L’unico documento superstite che ne parla con variegatissimi particolari è la lettera del superiore del monastero di sant’Eleazaro di Pskov, l’egumeno Pamfilo (ca. 1530 CE) che conclude con queste parole astiose: «Tutto questo succede nel giorno di san Giovanni Battista con preghiere empie e sataniche secondo gli usi del diavolo.»
Ed ecco in breve le fasi dello svolgimento.
Si celebrava più o meno prima che il grano (frumento, miglio, segale, orzo o altro) fosse pronto a essere mietuto e prima di tirare le somme su come era andata l’annata. Se non fosse andata tanto bene, comunque del raccolto ce ne sarebbe stato in qualche misura per tutti e quindi andava festeggiato mentre il terreno era lasciato a riposare prima di trebbiare.
Era il momento di fare piani per il futuro ponendo nuove basi per nuovi insediamenti nella foresta e quindi era importante formare le nuove coppie di futuri coniugi e Kupalo, il dio della gioventù in amore e della fertilità, era pronto a dare una mano indicando le persone giuste con la lettura dei legni sacri mescolati e poi lasciati cadere sul suolo a formare disegni da interpretare. Nel primo atto del rito ci si doveva prima bagnare nel fiume e poi purificare i genitali saltando nudi sui fuochi dei falò.
Kupalo appariva insieme a sua sorella che era stata il suo primo amore incestuale e ora sua consorte e insieme erano simboleggiati rispettivamente dall’acqua e dal fuoco mentre il frutto del loro connubio era il fiorire della Viola tricolor sp. o Viola del pensiero simbolo popolare dei sentimenti amorosi ben rappresentati dai due colori in contrasto nella corolla del fiore. In una variante del mito Kupalo vuole sacrificare sua sorella e lei gli chiede di piantar la Viola del pensiero sulla sua tomba.
In alcune aree si confezionavano persino due pupazzi di paglia chiamati fratello-e-sorella che alla fine della festa erano dati alle fiamme (vince la donna) o “annegati” o gettati nella corrente del fiume (vince l’uomo). L’incesto fratello-sorella ispirava l’intera celebrazione in ricordo del sacrificio cruento di una coppia umana eseguito nel passato per impetrare dagli dèi fertilità e che pertanto ancora nel XII sec. tale rito suscitava le lamentele della chiesa.
È pure importante l’analogia che si nota di Kupalo con le Targhelie di Apollo che davano il nome al mese greco (maggio-giugno) targhelione. Seguivano più o meno lo stesso andamento e la straordinaria assonanza con Cupavone figlio di Cygnus nell’Eneide di Virgilio e considerato re dei Liguri che è veramente singolare.
Per Kupalo il folclore ha creato parecchie altre leggende e racconti che però poco si occupano di spiegare il fenomeno solstiziale forse perché, finiti i lavori nei campi e tirate le somme, adesso si doveva riposare e dedicarsi piuttosto a attività più spensierate e frivole come i giochi d’amore.
Indicativamente il Calendario Slavo con le date riadattate al calendario stagionale moderno che comprende logicamente la riforma gregoriana, si può consultare sul sito web del Patriarcato di Mosca. Si tenga peraltro presente che alle feste popolari spessissimo fu cambiato il nome e l’abbinamento con la divinità pagana e quest’ultima fu sostituita con una figura santa cristiana. Addirittura ove un santo apposito non si trovasse, la chiesa ne inventava uno provvisorio che in seguito l’autorità ecclesiastica avrebbe in ogni caso consacrato.
Per queste ragioni le date del Calendario Slavo non sono mai ultime e definitive nei vari autori consultati.

I fuochi in ogni casa erano stati spenti e le porte aperte per ventilare gli interni e tutti trepidavano in attesa di inaugurare la festa di Kupalo e i giochi della riaccensione del fuoco. Finalmente ciò avveniva facendo roteare un tronco con una punta di un’armatura apposita finché con l’attrito nell’incavo di un altro tronco il legno cominciava a fumare. Si introduceva allora la polpa di un fungo speciale macinata secca, Fomes fomentarius, che svolgeva fosfina e con la fiammetta tanto attesa il direttore della cerimonia, ognišanin, incendiava la paglia appositamente preparata.
Le due squadre che avevano fatto ruotare il tronco tirando la corda ora in un senso e ora in un altro, mentre gli astanti tifavano esultando per quella che arrivava al fumo per prima, rapidamente smontavano l’armatura e i tronchi erano il primo grande falò in fiamme.
In realtà la vignetta qui pubblicata è molto castigata nell’abbigliamento giacché è di fonte ecclesiastica poiché al contrario i giovani erano tutti nudi e ciascuna squadra apparteneva a un villaggio dove si era allenata ed era stata scelta.

@AldoC.Marturano

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